Nuove informazioni relative al delitto di Garlasco e all’omicidio Chiara Poggi. Il focus sui capelli trovati sulla scena del crimine.
Dopo l’analisi sulla telefonata fatta da Alberto Stasi il giorno del delitto di Garlasco, ovvero dell’omicidio Chiara Poggi, ecco nuovi dettagli sulla triste vicenda che ha portato alla morte della giovane in quel maledetto 13 agosto 2007. In particolare si è riacceso il focus sui capelli rinvenuti sulla scena del crimine e la loro analisi durante il recente incidente probatorio.

Delitto di Garlasco: i capelli e le nuove analisi
Sulla scena del crimine del delitto di Garlasco sono stati trovati diversi capelli e questo, nel corso degli anni, ha portato a svariate indagini e accertamenti come quelli recenti svolti dal perito Denise Albani. Secondo quanto riferito da Il Giorno, nella relazione genetico-forense della Albani per l’incidente probatorio di Pavia si parla delle operazioni peritali dello scorso 4 luglio, quando tutti i reperti vengono ispezionati e sottoposti a prelievo.
Nello specifico, si farebbe riferimento a cosa sarebbe stato trovato sul residuo di tappetino del bagno ovvero “tre presunte formazioni pilifere” (indicate come tracce 114436, 114437, 114438). Un’altra formazione pilifera è rimasta sulla garza utilizzata come tampone orale nell’autopsia.
Di chi sono i capelli sulla scena del crimine
Ma di chi sono quindi i capelli rinvenuti? All’osservazione con il microscopio elettronico, ha spiegato Il Giorno citando la relazione della Albani, i reperti “risultavano non possedere le caratteristiche idonee per la ricerca di DNA nucleare umano, pertanto non venivano sottoposte ad alcun accertamento biologico secondo Metodo interno accreditato”.
Va sottolineato come nel lavandino del bagno siano stati rinvenuti i quattro capelli “lunghi neri” mai repertati e analizzati, attribuiti dalle sentenze alla vittima, recisi dalla violenza dei colpi inferti. Per i carabinieri di Milano, nella relazione datata 7 luglio 2020, indirizzata alla Procura di Pavia, quei capelli sarebbero di un colore “diametralmente opposto” a quelli di Alberto Stasi e “dimostrano chiaramente che il lavandino non è mai stato pulito dal sangue. In caso contrario, i capelli sarebbero stati trascinati via”.